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25 marzo 2025


Le implicazioni geopolitiche
delle valute digitali

Carlo Altomonte conversa con dott.ssa Patrizia Bussoli


La sera dello scorso 25 marzo, in una sala del NH Hotel Milano President, un attento uditorio del nostro Club ha seguito con vivo interesse la conversazione che il socio Prof. Carlo Altomonte ha condotto con la Dssa Patrizia Bussoli, economista e Ceo di Bea Finance SCF sul tema delle "Implicazioni geopolitiche delle valute digitali". Ricordiamo che Patrizia Bussoli ha conseguito Master e PhD in Economia con lode alla Università Pompeu Fabra di Barcellona e che ha fondato nel 2022 Bea Finance SCF. Patrizia ha anche tenuto la cattedra di Digital Finance for Sustainability and Inclusion ed ha diretto il Master Fintech del H-Farm College.

Il tema delle crypto-valute e il loro uso su scala globale va inserito nel quadro degli obiettivi che la nuova amministrazione americana sembra intenzionata a perseguire. Innanzitutto, l'aumento della produzione di beni sul suolo americano, al fine di non perdere ulteriore terreno sul fronte della capacità manifatturiera (oggi intorno al 10% del PIL americano), in particolare rispetto alla rivalità tecnologica in atto con la Cina, che oggi è di fatto la principale potenza industriale mondiale. In secondo luogo, il contenimento del grande deficit pubblico che persiste ormai da anni (con livelli superiori al 6% del PIL), e in prospettiva dunque il contenimento della crescita del debito pubblico, che si avvia a superare il massimo storico raggiunto dagli USA alla fine della seconda guerra mondiale. Dunque l'obiettivo di ricreare condizioni di sostenibilità finanziaria al Paese, riducendo progressivamente il ruolo dello Stato nell'economia, coerentemente con la tradizionale visione della base repubblicana.

Questi obiettivi sono coerenti con la strategia di aumento delle tariffe. Queste ultime infatti dovrebbero far diminuire l'importazione di beni stranieri e favorire la loro sostituzione con produzione locale. Le tariffe inoltre generano un reddito per la finanza pubblica, e dunque contribuiscono a ridurre il deficit, almeno fino a quando le importazioni non sono convertite in produzione locale, se la domanda di quei beni rimane in essere. Nel medio periodo, i beni stranieri che non trovano nessuna forma di sostituzione potranno poi essere prodotti da imprese straniere di paesi partner che investono in attività produttive negli USA, rafforzando la base manifatturiera interna.
Il rischio di questa strategia, tuttavia, è che in un contesto profondamente globalizzato e finanziarizzato, la reazione dei mercati privilegi gli effetti negativi di breve periodo dei dazi (maggiori costi per le catene globali del valore), rispetto alla eventuale riallocazione futura delle attività produttive. Questo provoca un deflusso di capitali dagli Stati Uniti, con una riduzione del valore del dollaro e un aumento dei tassi di interesse sui titoli del debito, che è quanto si può osservare in questi giorni.

Per difendersi da questi effetti avversi, una possibilità per gli USA è di sfruttare il crescente ruolo delle crypto-valute nelle attività finanziarie globali. Recenti passaggi legislativi finalizzati alla costituzione di un fondo riserve in Bitcoin detenuto presso il Tesoro indicano in effetti l'attenzione dell'attuale amministrazione nel considerare il Bitcoin un asset di riferimento. Non è poi escluso che vi saranno orientamenti dell'attuale amministrazione a promuovere l'uso di cripto-valute come possibile attività di denominazione delle riserve di istituzioni finanziarie.

Se così fosse, nel medio periodo, la promozione dell'uso di Bitcoin (o altre stable coins) alimenterebbe lo sviluppo di flussi di pagamento (e/o investimento) che non sarebbero monitorati direttamente dalla banca centrale, e quindi non rientrerebbero nelle classiche misure di quantità della moneta in circolazione. Un tale cambiamento porterebbe a un ridimensionamento, nell'influenzare i meccanismi di aggiustamento, del
ruolo della banca centrale, che per alcuni versi potrebbe vedere alcune attività integrate con l'uso di piattaforme digitali. Queste recenti evoluzioni, insieme alla determinazione dell'applicazione di dazi e tariffe stanno portando a una grande incertezza, sia per i mercati finanziari sia per imprese e consumatori, con tutte le conseguenze del caso.

La serata è stata, come sempre, conclusa dalla nostra Presidente Patrizia De Natale che ha ringraziato la relatrice ed i soci che avevano affollato la sala, manifestando così un grande interesse per l'argomento trattato.


(Carlo Altomonte e Franco Visintin)


Questi obiettivi sono coerenti con la strategia di aumento delle tariffe. Queste ultime infatti dovrebbero far diminuire l'importazione di beni stranieri e favorire la loro sostituzione con produzione locale. Le tariffe inoltre generano un reddito per la finanza pubblica, e dunque contribuiscono a ridurre il deficit, almeno fino a quando le importazioni non sono convertite in produzione locale, se la domanda di quei beni rimane in essere. Nel medio periodo, i beni stranieri che non trovano nessuna forma di sostituzione potranno poi essere prodotti da imprese straniere di paesi partner che investono in attività produttive negli USA, rafforzando la base manifatturiera interna.

Il rischio di questa strategia, tuttavia, è che in un contesto profondamente globalizzato e finanziarizzato la reazione dei mercati privilegi gli effetti negativi di breve periodo dei dazi (maggiori costi per le catene globali del valore), rispetto alla eventuale riallocazione futura delle attività produttive. Questo provoca un deflusso di capitali dagli Stati Uniti, con una riduzione del valore del dollaro e un aumento dei tassi di interesse sui titoli del debito, che è quanto si può osservare in questi giorni.

Per difendersi da questi effetti avversi, una possibilità per gli USA è di sfruttare il crescente ruolo delle crypto-valute nelle attività finanziarie globali. Recenti passaggi legislativi finalizzati alla costituzione di un fondo riserve in Bitcoin detenuto presso il Tesoro indicano in effetti l'attenzione dell'attuale amministrazione nel considerare il Bitcoin un asset di riferimento. Non è poi escluso che vi saranno orientamenti dell'attuale amministrazione a promuovere l'uso di cripto-valute come possibile attività di denominazione delle riserve di istituzioni finanziarie.

Se così fosse, nel medio periodo, la promozione dell'uso di Bitcoin (o altre stable coins) alimenterebbe lo sviluppo di flussi di pagamento (e/o investimento) che non sarebbero monitorati direttamente dalla banca centrale, e quindi non rientrerebbero nelle classiche misure di quantità della moneta in circolazione. Un tale cambiamento porterebbe a un ridimensionamento, nell'influenzare i meccanismi di aggiustamento, del ruolo della banca centrale, che per alcuni versi potrebbe vedere alcune attività integrate con l'uso di piattaforme digitali.

Queste recenti evoluzioni, insieme alla determinazione dell'applicazione di dazi e tariffe stanno portando a una grande incertezza, sia per i mercati finanziari sia per imprese e consumatori, con tutte le conseguenze del caso.

(Carlo Altomonte)